Rischio sismico, vulcanico e maremoto
Rischio Sismico
L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica.
La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della Penisola, lungo la dorsale appenninica (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia), in Calabria e Sicilia e in alcune aree settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale. Solo la Sardegna non risente particolarmente di eventi sismici.
Vedi qui: Microzonazione sismica della Puglia
INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è stato costituito con Decreto legislativo 29 settembre 1999, n. 381.
In quanto componente del Servizio Nazionale di Protezione Civile, nonché Centro di Competenza del Dipartimento della Protezione Civile, all’INGV è affidata la Sorveglianza della sismicità dell’intero territorio nazionale e dell’attività dei vulcani attivi italiani e dei maremoti nell’area mediterranea, attraverso la gestione di Reti di osservazione con strumentazione tecnologicamente avanzata, distribuite sul territorio nazionale o concentrate intorno ai vulcani attivi e tramite il presidio h 24 di n.3 Sale operative dislocate a Roma, Napoli e Catania.
Dal 2012 è attivo un loro blog ufficiale sul quale vengono pubblicate relazioni, analisi e altro inerente al tema dei terremoti.
EMSC – Centro Sismologico Euro Mediterraneo

L’European-Mediterranean Seismological Centre (EMSC) è un’associazione internazionale, non governativa e senza scopo di lucro, dedicata alla rapida raccolta e diffusione di informazioni sui terremoti e alla promozione della ricerca sismologica, con 84 istituti come membri di 55 paesi diversi.
Avviato nel 1975 su raccomandazione della Commissione sismologica europea (ESC), allora presieduta da Stephan Müller, l’EMSC ha iniziato a operare presso l’Institut de physique du globe de Strasbourg (IPGS) nel 1976. Presentato nel 1982, lo statuto ufficiale dell’EMSC è stato finalmente stabilito nel 1983. Da allora, l’EMSC ha gestito un sistema per la rapida raccolta, determinazione e diffusione dei parametri dei terremoti utilizzando dati sismici forniti da istituti sismologici in tutto il mondo insieme a dati di crowdsourcing da testimoni oculari del terremoto.
Oggi, l’EMSC è l’infrastruttura europea per i parametri e i prodotti sismologici in EPOS e membro dell’EPOS Seismology Consortium. Si basa su diversi attori, ognuno dei quali contribuisce al funzionamento di tale banca dati sismologica europea e alla cooperazione scientifica tra i paesi europei e mediterranei nel campo della ricerca sui terremoti.
USGS (United States Geological Survey)

Creato da un atto del Congresso nel 1879, l’USGS fornisce scienza per un mondo in continua evoluzione, che riflette e risponde alle esigenze in continua evoluzione della società. In quanto braccio scientifico del Dipartimento degli Interni, l’USGS apporta una serie di dati e competenze su terra, acqua, biologia e mappatura per supportare il processo decisionale su questioni ambientali, di risorse e di sicurezza pubblica
Rischio Maremoto

Tutte le coste del Mediterraneo sono a rischio maremoto a causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi. Negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane, sono state documentate varie decine di maremoti, solo alcuni dei quali distruttivi. Le aree costiere più colpite sono state quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Eolie. Maremoti di modesta entità si sono registrati anche lungo le coste liguri, tirreniche e adriatiche. Le coste italiane possono inoltre essere raggiunte da maremoti generati in aree del Mediterraneo lontane dal nostro Paese (ad esempio a causa di un forte terremoto nelle acque della Grecia).
Nel 2017 è stato istituito, con una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, il SiAM – Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma, di cui fanno parte tre istituzioni: l’Ingv – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che opera attraverso il Cat – Centro Allerta Tsunami, l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Dipartimento della Protezione Civile.

Il Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da terremoti nel Mar Mediterraneo (SiAM), è composto dal Dipartimento della Protezione Civile nazionale (DPC) che svolge anche le funzioni di coordinamento, dal Centro Allerta Tsunami dell’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (CAT-INGV) e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Il suo scopo è di monitorare e analizzare in tempo reale i dati delle reti di monitoraggio, per ventiquattro ore al giorno e sette giorni la settimana, in modo da rilevare i terremoti in mare o lungo la costa, valutare la possibilità che essi generino onde di maremoto e diffondere tempestivamente i messaggi di allerta
NOAA / National Weather Service - Tsunami Warning System
Rischio Vulcanico

Il vulcanismo in Italia deve la sua origine ad un ampio processo geologico che ha interessato tutta l’area mediterranea, legato alla convergenza tra la placca tettonica eurasiatica e quella africana.
Il processo, iniziato 10 milioni di anni fa, contemporaneamente alla costruzione dei rilievi montuosi della catena appenninica, è dovuto allo scorrimento della placca africana sotto quella euroasiatica e alla conseguente formazione di aree caratterizzate da vulcanismo. È infatti in queste aree che, all’interno della terra, si realizzano le condizioni per la formazione dei magmi e per il loro trasporto verso la superficie.
Sebbene meno frequenti e devastanti dei terremoti, le eruzioni vulcaniche rappresentano un forte rischio per le zone densamente popolate del territorio italiano.
Vulcani in Italia
Uno dei parametri considerati dalla comunità scientifica internazionale per classificare i vulcani italiani è lo stato di attività, in base al quale si suddividono in estinti e attivi. Questi ultimi si possono distinguere in quiescenti e con attività persistente.
Vulcani estinti. Si definiscono estinti i vulcani la cui ultima eruzione risale ad oltre 10 mila anni fa. Tra questi ci sono i vulcani Salina, Amiata, Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina e Vulture.
Vulcani quiescenti. Si tratta di vulcani attivi che hanno dato eruzioni negli ultimi 10 mila anni e che attualmente si trovano in una fase di riposo. Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti i vulcani il cui tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di riposo registrato in precedenza. Si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria. Tra questi, Vesuvio, Vulcano e Campi Flegrei, hanno una frequenza eruttiva molto bassa e si trovano in condizioni di condotto ostruito. Non tutti i vulcani quiescenti presentano lo stesso livello di rischio, sia per la pericolosità dei fenomeni attesi, sia per la diversa entità della popolazione esposta. Inoltre alcuni presentano fenomeni di vulcanismo secondario – come degassamento dal suolo, fumarole – che nell’ordinario possono indurre a situazioni di rischio.
Vulcani ad attività persistente. Si definiscono ad attività persistente quei vulcani che danno eruzioni continue o separate da brevi periodi di riposo, dell’ordine di mesi o di pochissimi anni. Si tratta dei vulcani Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta ed a breve termine.
Vulcani sottomarini. L’attività vulcanica in Italia è concentrata anche nelle zone sommerse del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia. Alcuni vulcani sottomarini sono ancora attivi, altri ormai estinti rappresentano delle vere e proprie montagne sottomarine. Oltre ai più noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, vanno ricordati i vulcani sottomarini Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e i numerosi apparati vulcanici nel Canale di Sicilia.
Sezioni dedicate ai vulcani
GDACS - Global Disaster Alert and Coordination System

GDACS è un quadro di cooperazione tra le Nazioni Unite, la Commissione Europea e i gestori delle catastrofi in tutto il mondo per migliorare gli avvisi, lo scambio di informazioni e il coordinamento nella prima fase successiva a gravi catastrofi improvvise.
Il GDACS raccoglie informazioni sui pericoli quasi in tempo reale e le combina con dati demografici e socioeconomici per eseguire un’analisi matematica dell’impatto previsto. Ciò si basa sulla magnitudo dell’evento e sul possibile rischio per la popolazione. Il risultato di questa analisi del rischio viene distribuito dal sito web GDACS e gli avvisi vengono inviati via e-mail, fax e SMS agli abbonati della comunità di soccorso in caso di calamità e a tutte le altre persone interessate a queste informazioni.
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