La psicologia dell’emergenza

La Psicologia dell’emergenza, è un ambito della psicologia che opera a seguito di eventi critici improvvisi e imprevedibili, ossia in tutte quelle situazioni fortemente stressanti che mettono a repentaglio il benessere del singolo individuo di una comunità o di un intero Stato (disastri).

La psicologia dell’emergenza nasce a cavallo tra le due guerre mondiali per ridurre e curare i disturbi (denominati “nevrosi da guerra”) dei soldati di ritorno dal fronte. Lo sviluppo iniziale viene quindi dato all’interno della psicologia militare e sempre in questo ambito resterà nei decenni successivi. Un primo tentativo di esportare la psicologia dell’emergenza in ambito civile viene fatto con i sopravvissuti ai lager nazisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale ma sarà subito evidente l’incapacità di applicare la psicologia tradizionale in contesti così anormali.

Per assistere a un uso sistematico delle procedure di psicologia dell’emergenza in ambito civile sarà necessario attendere fino agli anni ’80 e ’90 del XX secolo quando, al modificarsi degli equilibri geo politici seguiti alla caduta del Muro di Berlino, la disgregazione dei paesi dell’URSS causa guerre civili e flussi migratori che portano la comunità internazionale a interessarsi dei disagi psichici delle vittime e dei profughi.

Nel 1999 in Italia, dopo solo due anni dal terremoto dell’Umbria, venne fondata SIPEM Onlus (oggi SIPEM SoS Federazione – Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza Social Support). Nel 2000 con il DDL 4449 fu sancita l’istituzione del ruolo di psicologo delle situazioni di crisi.

Inizia poco dopo un lungo percorso di confronto e discussione con il Dipartimento della Protezione Civile rispetto al ruolo degli psicologi, percorso che proficuamente porterà all’emanazione dei “Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi” da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, da cui il Dipartimento dipende, il 13 giugno 2006. La psicologia e gli interventi psico-sociali vengono finalmente integrati all’interno della Funzione 2 e diventano parte integrante del concetto di salute. La funzione 2 assume pertanto il titolo di “Funzione di Sanità, assistenza sociale e veterinaria”.

La psicologia dell’emergenza, nel corso degli anni, è stata man mano sempre più fondamentale nelle attività di soccorso e di superamento dell’emergenza diventando centro di ascolto e di sfogo per tutte quelle persone che, in seguito ad eventi calamitosi, hanno visto svanire i propri familiari, cari amici conoscenti e semplici sconosciuti. Persone che hanno perso tutto, la propria casa costruita con sacrifici, la propria auto o anche semplicemente il loro luogo di ritrovo abituale dove poter stare in compagnia di altre persone.

Il supporto psicologico resta dunque di primaria necessità e si è mostrato particolarmente utile anche nei confronti dei soccorritori. Sempre più spesso, in occasione di grandi e tragici eventi, i soccorritori che intervengono direttamente sul luogo del disastro nel prestare il loro aiuto concreto nel salvare vite possano accusare shock e danni psicologici. Stessa cosa che accadeva con i soldati nelle guerre mondiali. Vedere un orrore potrebbe segnarti a vita.

In Italia il lavoro degli psicologi in emergenza è stato particolarmente apprezzato nelle emergenze sismiche del Molise 2002 dove un’intera classe di ragazzi del ‘96 perse la vita insieme alla loro maestra, nell’emergenza Abruzzo 2009 e nei terremoti dell’Emilia del 2012 e del centro-Italia di Accumoli ed Amatrice del 2016. Ma non solo terremoti, i team di psicologi-volontari hanno lavorato duramente anche in emergenze alluvionali, come nell’ultima nell’Emilia-Romagna del maggio 2023 e nella lunga e duratura emergenza Covid-19.

Anche nel foggiano si segnalano interventi degli psicologi, come nel disastro di Viale Giotto a Foggia l’11 novembre 1999 e nel grande incendio di Peschici nel luglio 2007.

 

Fonte:

  • sipemsos.org