Il collasso della corrente atlantica meridionale appare più vicino
Articolo di: Benedetta Bianco per ANSA.it (vedi qui articolo)
Integrazione dati fonte: Wikipedia, l’enciclopedia libera
Il collasso della corrente atlantica meridionale, nota come Amoc, appare sempre più probabile e sempre più vicino: dopo lo studio pubblicato a luglio 2023 che indicava il 2057 come anno più probabile per un’interruzione di questa corrente, ora una nuova ricerca dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, porta nuove conferme a queste stime.
Secondo i nuovi dati, pubblicati sulla rivista Science Advances, i livelli di salinità delle acque oceaniche si stanno abbassando sempre più e ciò costituisce il campanello d’allarme che il collasso non è lontano.
Se la previsione dovesse avverarsi, gli effetti sul clima sarebbero notevoli, con temperature più basse nell’Europa Nord-occidentale, interruzione dei monsoni tropicali e ulteriore riscaldamento dell’emisfero Sud.
La Amoc, acronimo dall’ inglese Atlantic Meridional Overturning Circulation, trasferisce acqua calda salata verso Nord: quest’acqua, durante il percorso, si raffredda e diventa più densa, quindi affonda a profondità maggiori e viene di nuovo trasportata verso Sud. La corrente ha iniziato però a rallentare fin dalla metà del secolo scorso: con le sempre maggiori quantità di acqua dolce che si riversano in mare a causa dello scioglimento dei ghiacciai e dell’aumento delle piogge, la concentrazione di sale diminuisce rendendo l’acqua meno densa e indebolendo quindi l’intero meccanismo.
Ora, grazie a nuovi modelli matematici, i ricercatori guidati da René van Westen hanno trovato il modo per capire quando il “punto critico” della corrente atlantica meridionale sarà vicino: il segnale sarà dato dal rallentamento del declino della salinità al confine più meridionale dell’Atlantico. “Una volta raggiunta quella soglia – sostengono gli autori dello studio – è probabile che la svolta si verifichi entro un periodo compreso tra 10 e 40 anni
Capovolgimento meridionale della
circolazione atlantica
Il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, abbreviato in AMOC dalla corrispondente denominazione in inglese Atlantic meridional overturning circulation, è un’importante corrente oceanica dell’Oceano Atlantico, caratterizzata da un flusso in direzione nord di acqua salina calda negli strati superficiali dell’Atlantico, e da un flusso in direzione sud di acqua fredda in profondità; fa parte della circolazione termoalina. La AMOC è un’importante componente del sistema climatico del nostro pianeta.
Caratteristiche
Questa corrente oceanica trasporta una quantità significativa di energia termica dai tropici e dall’emisfero australe verso il Nord Atlantico, mentre il calore viene trasferito all’atmosfera. Cambiamenti in questa circolazione oceanica potrebbero avere un profondo impatto sul sistema climatico globale.
Ci sono crescenti evidenze che le fluttuazioni della temperatura superficiale dell’Atlantico, che si ipotizzano collegate alle fluttuazioni nella AMOC, abbiano giocato un ruolo importante nelle fluttuazioni climatiche nell’intero pianeta su una grande varietà di scale temporali.
Misurazioni effettuate sull’intero bacino del Nord Atlantico suggeriscono oscillazioni decennali nelle temperature superficiali del mare che possono essere almeno in parte dovute alle fluttuazioni della AMOC. Nei dati relativi al periodo dal 1856 al 2013 si notano cicli ripetitivi noti come Oscillazione multidecennale atlantica (abbreviata in AMO, dalla dizione inglese Atlantic Multidecadal Oscillation). Evidenze provenienti da paleoregistrazioni suggeriscono che ci siano stati importanti cambiamenti della AMOC su scala decennale, in particolare durante i periodi glaciali. Questi bruschi cambiamenti hanno avuto un profondo impatto sul clima, sia a livello locale nell’Atlantico, che in località remote attorno al globo.
Al suo margine settentrionale, la AMOC interagisce con la circolazione del Mar Glaciale Artico. La copertura glaciale estiva dell’Artico ha subito una drastica riduzione da quando sono iniziate le rilevazioni satellitari nel 1979, con una perdita di quasi il 30% del valore misurato a settembre in 29 anni. I modelli di simulazioni climatiche suggeriscono che la rapida e consistente perdita misurata a settembre sarà destinata a continuare nel XXI secolo.