Breve storia ed introduzione della Protezione Civile

 

Oggigiorno sempre più spesso sentiamo parlare nei tg, sui giornali, nelle radio e, maggiormente, sui social di Protezione Civile. Due parole ben chiare ma che, in realtà, nascondono e racchiudono un significato assai più complesso e articolato.

In pochi, oggi, saprebbero dire cos’è la “protezione civile”. Non li biasimiamo, non è certo un argomento da bar.

Ovviamente si fa riferimento alla protezione civile italiana, in quanto l’organizzazione della protezione civile in altri stati è completamente differente dalla nostra per aspetti operativi ed organizzativi e giuridici. Negli Stati Uniti, per esempio, è chiamata FEMA (Federal Emergency Management Agency – trad. “Ente federale per la gestione delle emergenze”) svolge funzioni di protezione civile per conto del Dipartimento della Sicurezza Interna. Questa ha un’organizzazione più simile al contesto militare ma con aperture sul lato del soccorso in emergenza ed umanitario.

File:FEMA logo.svg - Wikipedia

Per capire cos’è la Protezione Civile italiana è necessario studiare la storia e la geografia del Bel Paese.

La geomorfologia della penisola italiana, il contesto climatico e quello geologico, la rendono particolarmente vulnerabile ai rischi ed alle calamità naturali, e di fatti la nostra storia è piena di eventi particolarmente disastrosi.

Di incendi, alluvioni, allagamento ed esondazioni, ondate di calore, emergenze sanitarie, terremoti ed eruzioni vulcaniche sul nostro territorio ne abbiamo traccia già dai tempi “Avanti Cristo”, eventi che si sono manifestati molteplici volte nel tempo, e che continuano a riproporsi in tempi moderni.

Prime tracce di pompieri ne abbiamo nell’antica Roma, devastata dagli incendi. Tacito racconta di un’idea della quale se ne parlava già nel 289 a.C., ovvero di istituire un servizio di vigilanza e soccorso. Inizialmente era composto da schiavi che avevano il compito di intervenire prontamente sugli incendi, successivamente furono chiamati ad operare anche in altre calamità.

Questo servizio, chiamato “Militia Vigilum Regime” fu istituito da Augusto circa nel 26 a.C. ed è il corpo che porterà dopo secoli alla nascita degli attuali Vigili del Fuoco.

romanoimpero.com: VIGILES ROMANI

Nel corso degli anni, come abbiamo detto, la nostra terra è stata flagellata da calamità ed emergenze di ogni genere e natura, e le esigenze di trovare soccorsi adeguati è sempre stata cruciale per le forme di governo che c’erano.

Nei secoli sono nate le Misericordie (XIII secolo), le Guardie del Fuoco (XVII secolo) e la Croce Rossa fondata il 15 giugno 1864. Molto spesso sono stati delegati compiti di soccorso alla popolazione anche all’esercito ed ai corpi di polizia.

Il Regio-decreto n.333 del 27 febbraio 1939 vede la nascita ufficialmente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (nome consigliato dall’autore D’Annunzio per sostituire il più volgare “pompieri”).

Il 1900 è stato un secolo chiave per la protezione civile. I terremoti di Messina, del Friuli, dell’Irpinia, il disastro del Vajont e di Seveso hanno mostrato un’Italia, ancora dopo secoli, impreparata, lenta e spaesata nel prestare i dovuti soccorsi. 

Celebre e particolarmente significativa fu la copertina del quotidiano “Il Mattino” che il 26 novembre 1980, in seguito al forte terremoto di magnitudo 6.9 che tre giorni prima colpì la Basilicata e la Campania, titolava la prima pagina con il grido disperato d’aiuto “FATE PRESTO”.

FATE PRESTO, il grido del Mattino che resiste dal sisma alla guerra in  Europa: oggi in edicola la prima pagina storica

Infatti a 3 giorni dal terremoto molte località colpite dal sisma non erano ancora state raggiunte dai soccorsi.

Fu il discorso dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nel quale disse:

Italiane e italiani, sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo, la disperazione dei sopravvissuti. Sono arrivato in quei paesi subito dopo la notizia che mi è giunta a Roma della catastrofe, sono partito ieri sera. Ebbene, a distanza di 48 ore, non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”.

Era chiara la mancanza di preparazione, di efficienza, e di coordinamento della macchina dei soccorsi dello Stato. Da qui, però, vediamo un esponenziale crescita di gruppi e associazioni di volontari che nascono e restano attivi anche nei tempi di non emergenza, chiamati tempi di “pace”. Si inizia a parlare di Protezione Civile. In realtà le prime forme di organizzazione popolare di volontariato furono i celebri “angeli del fango” che nell’alluvione di Firenze del novembre del 1966 si affannavano per salvare vite, beni e l’intero patrimonio artistico e culturale del capoluogo toscano.

Ma tutto questo non bastava. La burocrazia italiana era ancora lenta e poco interessata alla protezione civile.

Nel giugno del 1981, un fatto di cronaca gela e sconvolge tutta l’Italia, la tragedia del Vermicino. Alfredino Rampi, un bambino di appena 6 anni, mentre passeggiava in aperta campagna cadde improvvisamente in un pozzo artesiano. Prima la caduta di 24 metri, poi raggiunge i 60. Troppo stretto il diametro del pozzo per calare i soccorritori. Alcuni tentativi di salvataggio non andarono a buon fine, anzi peggiorarono la situazione. Dopo 3 giorni di agonia, il piccolo Alfredino si spense. Difficili furono anche le operazioni di recupero della salma che terminarono 28 giorni dopo l’incidente.

Alfredino Rampi, la vera storia del bambino morto in un pozzo a Vermicino  nel 1981 | Sky TG24

Alcuni mesi dopo, nel 1982, Pertini telefonò alla signora Franca, madre di Alfredino, comunicandole che per la tragedia dell’Irpinia e del piccolo Alfredino, aveva istituito un nuovo Ministero, quello della Protezione Civile. Fu nominato ministro la persona allora più competente in materia, il prof. Giuseppe Zamberletti, chiamato il “padre della protezione civile”, già commissario straordinario per le emergenze del Friuli, il quale può affidarsi al DPC (Dipartimento di Protezione Civile) per la gestione e l’organizzazione della macchina dei soccorsi.

Una pietra miliare della protezione civile si ha nel 1992, con l’approvazione del Decreto Legislativo n.225 del 24 febbraio 1992 nel quale viene istituito il Servizio nazionale della protezione civile al fine di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.

Nel corso degli anni con la promulgazione di ulteriori decreti legislativi e di riforme cambia l’assetto della Protezione Civile tra cui il decreto Bassanini nel 1998-99 e la legge-quadro sugli incendi boschivi 353/2000. Degna sicuramente di nota la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 che assegna la competenza di diverse materie, tra cui anche la Protezione Civile, alle singole regioni permette di sviluppare e modellare l’asset e le strategie di soccorso in base alle necessità delle singole regioni.

Ultima tappa principale dell’evoluzione della protezione civile è l’approvazione del “Codice di Protezione Civile” con D.lgs. 1/2018 che riassume tutta una serie di decreti e circolari abrogandoli definitivamente per raggrupparli tutti in questo unico decreto, che negli anni successivi ha visto ulteriori modifiche ed integrazioni.

Ad oggi il sistema di protezione civile è definito come “L’insieme delle attività messe in campo per tutelare la vita, l’integrità fisica, i beni, gli insediamenti, gli animali e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo; tutto ciò attraverso la previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, soccorso alle popolazione colpite, contrasto e superamento dell’emergenza.” 

Da questa definizione si deduce quindi che in Italia, quindi, la protezione civile non è un’articolazione della Pubblica Amministrazione, ma una funzione. All’attuazione delle attività di protezione civile provvede infatti il Servizio Nazionale, un sistema integrato composto da strutture pubbliche e private, centrali e territoriali, che operano per garantire la sicurezza in tutto il Paese.

Per grosse linee possiamo dire che la protezione civile è articolata in autorità e strutture operative.

Le autorità sono coloro secondo il principio di sussidiarietà, in relazione ai rispettivi ambiti di governo, le funzioni di indirizzo politico in materia di protezione civile e che sono:

  • il Presidente del Consiglio dei ministri, in qualità di autorità nazionale di protezione civile e titolare delle politiche in materia;
  • i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, in qualità di autorità territoriali di protezione civile e in base alla potestà legislativa attribuita, limitatamente alle articolazioni appartenenti o dipendenti dalle rispettive amministrazioni;
  • i Sindaci e i Sindaci metropolitani, in qualità di autorità territoriali di protezione civile limitatamente alle articolazioni appartenenti o dipendenti dalle rispettive amministrazioni.

Se questi rappresentano la mente della Protezione Civile è opportuno che vi sia anche il braccio ovvero le strutture operative che hanno il compito di attuare quanto disposto, secondo le proprie competenze, in materia di protezione civile. Le strutture sono le seguenti:

  • Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che opera quale componente fondamentale del Servizio nazionale della protezione civile;
  • Forze Armate (Esercito Italiano, Aeronautica Militare, Marina Militare, Arma dei Carabinieri);
  • Forze di polizia;
  • Enti e istituti di ricerca di rilievo nazionale con finalità di protezione civile, anche organizzati come centri di competenza, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e il Consiglio nazionale delle ricerche;
  • Strutture del Servizio sanitario nazionale; 
  • Volontariato organizzato di protezione civile iscritto nell’elenco nazionale del volontariato di protezione civile, la Croce rossa italiana e il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico;
  • Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente;
  • Strutture preposte alla gestione dei servizi meteorologici a livello nazionale.

Tutti questi attori sono parte integrante del sistema di Protezione Civile, una struttura autonoma capace di rispondere tempestivamente ed in maniera preparata alle esigenze ed alle emergenze del territorio, nella fattispecie possiamo individuare essenzialmente le seguenti tipologie di rischi legati a scenari di protezione civile:

  • rischio di incendi boschivi e d’interfaccia;
  • rischio sismico;
  • rischio vulcanico;
  • rischio da maremoto;
  • rischio idraulico-idrogeologico;
  • rischio meteorologico;
  • deficit idrico.

Ferme restando le competenze dei soggetti ordinariamente individuati l’azione della protezione civile è suscettibile di esplicarsi per le seguenti tipologie di rischi: chimico, nucleare, radiologico, tecnologico, industriale, da trasporti, ambientale, igienico-sanitario e da rientro incontrollato di oggetti e detriti spaziali.

Diversi scenari di emergenza prevedono diversi piani di azione, con strategie, logistica, beni e servizi che variano e che non possono essere uguali per tutti i rischi, così come le forze messe in campo. La preparazione, la formazione, l’addestramento purtroppo non potranno mai essere a 360° e quindi ognuno deve concorrere a sistema secondo le proprie capacità e competenze. In ragion di ciò le attività di protezione civile sono suddivise in 4 pilastri sui cui si erige la protezione civile italiana:

  • Previsione
  • Prevenzione
  • Soccorso/Gestione dell’emergenza
  • Superamento dell’emergenza

L’attività di previsione prevede l’analisi e lo studio del territorio, della geomorfologia e della storia emergenziale dell’area al fine di individuare tutti gli scenari di rischio che potrebbero verificarsi in determinate condizioni.

L’attività di prevenzione si basa sui dati acquisiti dalla fase di previsione e prevede la messa in opera di tutto ciò che può impedire, eliminare anche in parte e/o mitigare i rischi. Possono essere interventi di tipo strutturale, ma anche attività di formazione ed addestramento, nonché di informazione alla popolazione.

Il soccorso prevede il diretto salvataggio di vite umane ed animali e la gestione, la mitigazione e l’eliminazione dei rischi.

Per superamento dell’emergenza si intende il ripristino della “vita normale” a prima dell’evento catastrofico ed il ritorno alle normali attività ordinarie quotidiane.

In virtù di tutto ciò, il volontariato di protezione civile espletato attraverso la partecipazione delle Organizzazioni di Volontariato (associazioni) resta fondamentale in quanto il volontario-cittadino risulta:

  • poter intervenire tempestivamente sull’emergenza;
  • essere già formato sui comportamenti, le procedure e le attività da attuare per l’emergenza; 
  • conosce al meglio l’area colpita sapendo fornire ad altri soccorritori dettagli legati alla toponomastica, alla viabilità e percorribilità delle strade, alla vegetazione e all’ambiente circostante, alle tipologie di insediamenti presenti ed alla vita che muove intorno all’area interessata.

Ad oggi l’intervento tempestivo delle OdV fa sì che piccole emergenze possano essere fronteggiate in modo provvidenziale con minor danno a persone/cose.