Effetti degli incendi sull’uomo

Articolo di Dr. Enzo Brizio
Fonte: paginemediche.it
Foto di Vincenzo Galasso

 

In occasione di un incendio o di un’eruzione vulcanica si creano situazioni di estremo pericolo per chi si trova nelle prossimità dell’evento. I pericoli per l’incolumità e la salute sono dovuti a diversi fattori:

  • all’azione diretta del fuoco e dei materiali incandescenti;
  • al calore prodotto dalla combustione;
  • al fumo che si sprigiona dall’incendio;
  • alla presenza di polveri sottili.

Mentre ceneri e fumo sono percepibili e visibili, le polveri sottili (chiamate anche “particolato”) sono invisibili in quanto costituite da sostanze liquide e solide, di diametro compreso tra 2.5 e 10 micrometri (μm), cioè da 1/100 ad 1/400 di millimetro (praticamente fino ad 1/30 dello spessore di un capello).

Fumo e polveri sottili: le conseguenze sull’organismo

A parte le ustioni, che costituiscono una patologia a sé stante, vediamo di esaminare le conseguenze sull’organismo del fumo e del particolato. Il danno principale è chiaramente un danno a livello dell’apparato respiratorio, che si associa a tre differenti complicanze:

  • una reazione immediata, dovuta al danno termico sulle vie aeree superiori, con conseguente ostruzione delle stesse vie, avvelenamento da ossido di carbonio ed inalazione polmonare di fumo;
  • una sindrome da distress respiratorio (ARDS) che si instaura 24-48 ore dopo il danno termico;
  • complicazioni polmonari tardive, tra cui polmonite, atelectasie, embolie polmonari.

I costituenti del fumo sono sottoprodotti chimici di una combustione incompleta, e molti di questi componenti sono altamente irritanti per le mucose respiratorie: basti pensare alla tosse violenta che si instaura non appena ci si introduce in un ambiente molto fumoso; agiscono come bronco-costrittori e con questo meccanismo aumentano ulteriormente il danno polmonare vero e proprio, senza contare che alcuni di essi sono stati identificati come causa diretta di danno: acetaldeide, benzene, acido cianidrico, ammoniaca, ossido di azoto e ossido di carbonio sono i più noti.

I danni al polmone derivano prevalentemente dalla chiusura dei bronchi e da questa azione tossica, mentre il danno dovuto al calore è limitato: le vie aeree superiori ed inferiori hanno infatti una notevole capacità di umidificare e raffreddare l’aria inalata, nel tentativo di proteggere il parenchima polmonare.

Inalazione di fumo: i sintomi a cui prestare attenzione

Le manifestazioni cliniche dell’inalazione di fumi sono costituiti da tachipnea (respiro accelerato), tossedispnea (difficoltà di respiro), respiro sibilantecianosiraucedine. Durante il periodo di 24-48 ore che segue l’inalazione si può instaurare una mancanza di ossigeno nel sangue (ipossiemia) progressivamente ingravescente, con il peggioramento rappresentato dall’insorgenza di edemi polmonari che limitano ulteriormente la funzionalità respiratoria.

A questo quadro, già di per sé drammatico, si associano spesso delle sovra-infezioni batteriche da Pseudomonas Aeruginosa o da Stafilococco Aureo, dal momento che i meccanismi di difesa del polmone sono compromessi dal danno subito dall’endotelio polmonare. In questo periodo di tempo seguente all’inalazione può instaurarsi una ARDS, cioè una sindrome da distress respiratorio, le cui cause sono tuttora controverse: si parla di polmonite chimica da costituenti del fumo, si dà la colpa ad una tossina immessa in circolo, ad una CID (coagulazione intravasale disseminata) o ad un edema polmonare su base neurogena. Sta di fatto che la ARDS si instaura e contribuisce in modo sostanzioso al peggioramento della prognosi.

Occorre specificare un dato: l’ossido di carbonio (CO) costituisce la causa più frequente di avvelenamento accidentale, cui spesso si unisce il danno da cianuri prodotti dalla combustione di materiali plastici. Il meccanismo con cui il CO provoca avvelenamento è semplice: si sostituisce all’ossigeno nell’emoglobina circolante, dal momento che la sua affinità per la molecola dell’emoglobina è 200 volte superiore a quella dell’ossigeno.

La mancanza di ossigeno che ne deriva si ripercuote soprattutto sugli organi che necessitano di un suo apporto continuo, come il cervello ed il cuore, e questo spiega le manifestazioni cliniche dell’avvelenamento da CO, che coinvolgono molto spesso il sistema nervoso centrale: cefalea, nausea e vomito non legati al cibo, confusione mentale, disturbi della vista, perdita dello stato di coscienza, convulsioni, fino ad arrivare al coma ed alla morte.

Polveri sottili: i danni per la salute

Un discorso a parte meritano le polveri sottili. Quando si conoscevano solamente le polveri di diametro pari a 10 μm si sapeva che i danni provocati dalla loro inalazione si limitavano ad un deposito nelle vie aeree e nei polmoni. Adesso che sono stati identificati particolati di 2.5 μm di diametro sappiamo che particelle di tali dimensioni possono non solamente essere inalate ma respirate, cioè possono penetrare attraverso gli alveoli polmonari nel circolo sanguigno e raggiungere altri organi, depositandovisi e provocando ovviamente un malfunzionamento dell’organo colpito.

Purtroppo più sono piccole e più le polveri sottili fanno danni, e quelle che si formano in occasione di incendi sono proprio quelle a diametro minore, quindi più pericolose. È un argomento ancora tutto da approfondire: si sa che le polveri sottili costituiscono una minaccia per la salute in quanto possono peggiorare situazioni respiratorie già compromesse, quali quella dei pazienti con asma o BPCO, ma purtroppo esiste anche l’ipotesi tutt’altro che remota che il particolato più fine sia in causa nella genesi di tumori, per cui occorre prestare sempre maggiore attenzione a questo che è un problema ambientale ma che si esaspera in occasione di eventi accidentali con combustione quali incendi ed eruzioni vulcaniche.  

Intossicazione da fumo di incendio: cosa fare

Le complicazioni più immediatamente minacciose per la vita dell’infortunato che ha respirato fumi surriscaldati sono l’ostruzione delle vie aeree superiori e l’avvelenamento da ossido di carbonio (CO), per cui è indispensabile monitorare attentamente il paziente per rilevare l’insorgenza di tali complicanze: eseguita una emogasanalisi, se esiste il dubbio (o la certezza, ottenuta mediante broncoscopia) di una grave flogosi delle alte vie respiratorie occorre immediatamente intubare il paziente.

Il ricorso ai cortisonici quali agenti anti-infiammatori è utile, ma da effettuarsi con molta attenzione, dato il loro effetto inibente sui meccanismi di difesa anti-infettivi e quindi la loro possibile facilitazione alle infezioni sovrapposte.
Gli antibiotici in prevenzione non sono assolutamente da usare: non prevengono le infezioni e anzi possono selezionare germi resistenti e causare danni gravi. Tutto quello che si deve fare è umidificare l’aria inalata dal paziente, eliminare le secrezioni faringee e laringee e prevenire l’atelectasia ricorrendo eventualmente a broncoscopie ripetute, ovviamente somministrando al soggetto miscele di gas ricche di ossigeno, in modo da spiazzare il CO dall’emoglobina circolante.

Se l’inalazione non è massiva, la prognosi è generalmente buona: nel giro di pochi minuti fino a qualche ora il paziente, allontanato dall’ambiente nocivo, recupera prontamente la sua funzionalità respiratoria, sempre che le sue condizioni prima dell’incidente fosse buone. Se invece era presente una BPCO (broncopatia ostruttiva) o asma, il recupero può non essere né completo né rapido.

Differente è la situazione in caso di esposizione prolungata. In questo caso, specie se esiste un avvelenamento da CO, i danni neurologici possono essere gravi e permanenti: dal deficit di memoria alla depressione, fino a sindromi legati a danni dei gangli della base.

Consigli per prevenire i danni da fumo di incendio

La prevenzione purtroppo è un argomento deludente. Se nel caso dei danni da agenti infettivi si possono mettere in atto varie misure profilattiche (dall’isolamento dell’ammalato alla vaccinazione dei contatti), nel caso di incendi o eruzioni vulcaniche non esiste prevenzione, se non quella di allontanarsi dal luogo a rischio, sempre che sia possibile.

Nel caso in cui non sia possibile allontanarsi, la Protezione Civile ha stilato un vademecum per fronteggiare gli incendi (vedi qui regione Puglia). In particolare è consigliabile respirare attraverso un fazzoletto bagnato ed evitare di avvicinarsi al fuoco.
Per quanto riguarda il particolato, invece, la prevenzione deve divenire un obbligo imprescindibile delle amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali: la salute dei cittadini non deve essere messa a rischio più di quanto lo sia già e la lotta al miglioramento dell’ecosistema e dell’ambiente in cui viviamo deve essere tra le priorità di qualsiasi governo.