L’Emergenza Covid-19 in Italia

Fonte: Wikipedia, l’enciclopedia libera

Con pandemia di COVID-19 in Italia si fa riferimento alla diffusione in Italia della malattia infettiva COVID-19, iniziata il 30 gennaio 2020 e terminata ufficialmente il 5 maggio 2023 a seguito della dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità.

l 12 gennaio 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha confermato la scoperta di un nuovo coronavirus, causa di un’infezione polmonare che aveva colpito diversi abitanti della città di Wuhan, nella provincia cinese dell’Hubei, il cui caso era stato portato all’attenzione dell’OMS il 31 dicembre 2019.

Sebbene nel tempo il tasso di mortalità della COVID-19 si sia rivelato decisamente più basso di quello della SARS, malattia respiratoria causata anch’essa da un coronavirus di cui vi era stata un’epidemia nel 2003, la trasmissione del virus SARS-CoV-2, alla base della COVID-19, è risultata essere molto più ampia di quella del precedente virus del 2002-2004 e ha portato a un numero totale di morti molto più elevato.

I primi due casi italiani della pandemia sono stati confermati il 30 gennaio 2020, quando due turisti provenienti dalla Cina sono risultati positivi al virus SARS-CoV-2 a Roma. Un focolaio di infezioni di COVID-19 è stato successivamente rilevato il 21 febbraio 2020 a partire da 16 casi confermati a Codogno (LO), in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo, con i primi decessi segnalati il 22 febbraio a Casalpusterlengo (LO) e a Vo’ (PD).

Al 9 febbraio 2023 sono stati registrati 25.519.067 casi positivi, tra cui 25.135.458 dimessi e guariti (il 99% dei casi chiusi), 187 551 deceduti, 196 058 casi attivi, rendendo l’Italia l’8º Paese al mondo e il 3º in Europa per numero di casi totali, l’8º Paese al mondo e il 3º in Europa per numero assoluto di decessi, il 41º Paese al mondo per casi totali in rapporto alla popolazione e il 22º Paese per decessi in rapporto alla popolazione; mentre al 18 aprile 2022, sono stati effettuati 209.170.287 tamponi, rendendo l’Italia il 7º Paese al mondo per numero di tamponi e il 31º per tamponi in rapporto alla popolazione.

Al 18 aprile 2022 49.823.794 persone (84.08% della popolazione totale e 86.43% della popolazione oggetto della campagna vaccinale) hanno completato la vaccinazione anti COVID-19, mentre 39.165.776 persone (66.09% della popolazione totale) hanno ricevuto anche la terza dose (dose aggiuntiva di richiamo), rendendo l’Italia il 28º Paese al mondo e il 6º nell’Unione europea per percentuale di persone completamente vaccinate.

 

Primi casi confermati

Alla fine di gennaio 2020, in seguito agli sviluppi della pandemia nella Cina continentale, negli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa sono state istituite misure avanzate di diagnosi, tra cui misurazioni termiche e presenza attiva di personale medico. 
Il 30 gennaio sono stati confermati i primi due casi di COVID-19 in Italia: a Roma, una coppia di turisti cinesi di 66 e 67 anni originari della provincia di Hubei e sbarcati la notte tra il 22 e 23 gennaio all’aeroporto di Milano-Malpensa e che avevano visitato la capitale su un autobus turistico, sono risultati positivi per il virus SARS-CoV-2 e sono stati ricoverati presso l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani.
Il governo italiano, primo in Europa a prendere tale decisione, ha quindi sospeso tutti i voli da e per la Cina e ha dichiarato lo stato di emergenza. 
Il 1º febbraio, a poco meno di 48 ore dal ricovero dei due turisti cinesi presso l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, i virologi sono riusciti a isolare la sequenza genomica del virus. 
Il 2 febbraio vengono rimpatriati dalla Cina con un volo speciale dell’Aeronautica militare italiana 56 cittadini italiani residenti a Wuhan, che vengono collocati in quarantena presso la cittadella militare della Cecchignola. Il 5 febbraio venne confermata la positività di uno degli italiani rimpatriati, dichiarato poi guarito il 21 febbraio.

Primi focolai in tutta Italia

Il 17 febbraio 2020 un uomo di 38 anni residente a Codogno, in provincia di Lodi, che non si era mai recato in Cina, si presenta all’ospedale civico di Codogno accusando sintomi influenzali e gli viene diagnosticata una leggera polmonite. Ritornato per la seconda volta al pronto soccorso, al peggioramento delle sue condizioni, viene sottoposto al tampone diagnostico non ancora previsto dai protocolli sanitari. 
Il paziente, e in seguito anche la moglie incinta e un amico, sono risultati positivi.
Altri tre casi sono stati confermati lo stesso giorno dopo che i pazienti hanno riportato sintomi di polmonite e il 20 febbraio sono stati confermati altri sedici casi (quattordici in Lombardia, due in Veneto), fra cui il primo decesso. Dopo questi primi casi, sono state eseguite verifiche e controlli approfonditi su tutte le persone che erano state eventualmente in contatto o nelle vicinanze dei soggetti infetti. 

Si registrano i primi casi di COVID-19 anche in Toscana, a Firenze, Pescia (Pistoia); il secondo a Torre del Lago in provincia di Lucca, il 24 febbraio; in Sicilia e Liguria il 25 febbraio; in Puglia, Campania e Abruzzo il 26 febbraio; in Friuli-Venezia Giulia il 29 febbraio.

Il 27 febbraio il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, dopo i primi due casi, ordina a tutti i residenti del comune di Vo’ di essere sottoposti a tamponatura. Su 6.800 tamponi, solo l’1,7% sono stati confermati positivi. Questo studio epidemiologico viene usato dall’Università di Padova per studiare la pandemia.

Il 2 marzo 2020 si registra il primo contagiato in Valle d’Aosta e tutte le regioni italiane vedono confermato almeno un caso di infezione, mentre il 18 marzo, con il caso di un uomo di 83 anni ricoverato presso l’Istituto Neurologico Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, viene riscontrato almeno un caso positivo al coronavirus in ogni provincia italiana.

Al 3 marzo i casi confermati in Italia sono saliti a 3.089, i decessi a 107 e i pazienti guariti a 276.

 

Parametri applicati

Inizialmente, per i pazienti risultati positivi alla COVID-19, il periodo di isolamento doveva essere rispettato fino all’esito negativo di un doppio tampone, eseguito almeno 14 giorni dopo la diagnosi di positività.

Il 12 ottobre 2020 una nuova Circolare del ministero della Salute aggiorna le indicazioni sulla durata e il termine dell’isolamento e della quarantena:

  • le persone asintomatiche positive possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un esame molecolare con risultato negativo (10 giorni + test);
  • le persone sintomatiche positive possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi accompagnato da un esame molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test);
  • le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive all’esame molecolare, in caso di assenza di sintomatologia da almeno una settimana, potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla scomparsa dei sintomi (ma nei pazienti immunodepressi il periodo di isolamento può essere prolungato);
  • i contatti stretti di casi con infezione da SARS-CoV-2 confermati e identificati dalle autorità sanitarie, devono osservare:
    • un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso; oppure
    • un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un tampone antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.

 

GESTIONE DELLA PANDEMIA

Gennaio – Febbraio 2020

Il Ministero della salute ha attivato dall’8 gennaio 2020 controlli sui voli diretti provenienti inizialmente da Wuhan, in seguito estesi a tutti voli provenienti dalla Cina. Il 31 gennaio, con delibera del Consiglio dei ministri, è dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario. Lo stato di emergenza verrà poi prorogato più volte.

 

Febbraio – Ottobre 2020

Dal 23 febbraio all’8 marzo 2020, dopo la scoperta di alcuni focolai, vengono posti in quarantena dieci comuni in provincia di Lodi e uno in provincia di Padova e, in alcune regioni, chiuse momentaneamente scuole e Università. Tra l’8 e il 9 marzo vengono poi messe in quarantena 26 province del Nord Italia, fra cui tutte quelle lombarde.

Dal 4 marzo vengono introdotti gli obblighi del mantenimento della distanza interpersonale di almeno 1 metro nei contatti sociali con qualsiasi persona non appartenente al proprio nucleo familiare convivente e dell’igienizzazione delle mani all’accesso di qualsiasi luogo aperto al pubblico, e viene sospeso in tutto il territorio nazionale lo svolgimento della didattica in presenza per le scuole di ogni grado e le Università. Con un nuovo DPCM il 9 marzo vengono quindi estesi a tutta Italia il divieto di spostamento per motivi non necessari, la sospensione delle attività sportive, di manifestazioni ed eventi, la chiusura di musei, luoghi di cultura e centri sportivi. Ulteriori misure restrittive entrano in vigore con il “Decreto #IoRestoaCasa”, pubblicato l’11 marzo, che prevede la sospensione delle comuni attività commerciali al dettaglio, dei servizi di ristorazione, delle celebrazioni religiose, e vieta gli assembramenti di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Il 22 marzo un nuovo DPCM vieta a tutte le persone fisiche di spostarsi in qualsiasi comune diverso da quello in cui si trovano, e viene pubblicata una lista di altre attività non ritenute necessarie, che devono essere sospese. Tutte queste misure vengono più volte prorogate, fino al 3 maggio 2020.

Un nuovo DPCM del 26 aprile 2020, applicabile dal 4 maggio 2020, rende obbligatorio portare sempre con sé una mascherina, per indossarla in tutti i luoghi al chiuso diversi dalla propria abitazione, e in tutti i luoghi anche all’aperto nei quali non è possibile mantenere il distanziamento interpersonale. Il DPCM, in seguito alla discesa della curva dei contagi, allenta le misure di contenimento, consentendo gli spostamenti per le visite ai congiunti (all’interno del territorio regionale), l’apertura dei parchi pubblici e la ripresa di diverse attività produttive. Il 18 maggio in tutta Italia riaprono gli esercizi commerciali al dettaglio, musei, attività quali bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici, e vengono consentite le celebrazioni religiose. Il 25 maggio riaprono i centri sportivi e dal 3 giugno è permessa la libera circolazione tra regioni.

L’11 giugno 2020 un altro DPCM, applicabile dal 15 giugno, allenta ulteriormente le misure di contenimento, con la riapertura di sale giochi e scommesse, di teatri e cinema, centri culturali e sociali. Intanto, con provvedimenti locali, diverse Regioni cominciano a riaprire anche discoteche e sale da ballo a partire dal 12 giugno. A causa dell’aumento dei contagi, le discoteche vengono poi chiuse con un’ordinanza del Ministero della Salute a partire dal 17 agosto. Il 15 giugno viene anche lanciata, in tutto il territorio nazionale, l’applicazione Immuni, capace di segnalare se si è stati a contatto con una persona positiva al SARS-CoV-2.

 

Ottobre 2020 – Marzo 2021

Con una legge, dall’8 ottobre 2020 diventa obbligatorio l’uso della mascherina sia nei luoghi all’aperto sia al chiuso. Intanto, con un nuovo aumento esponenziale della curva dei contagi il parlamento italiano approva una legge in vigore dal 13 ottobre che limita le possibilità di assembramento con regole precise per attività quali ristoranti, cinema, teatri, competizioni sportive e feste. Fra ottobre e novembre diverse Regioni impongono un coprifuoco, generalmente tra le 22:00 e le 5:00, vietando ogni spostamento.

Il 26 ottobre 2020 vengono nuovamente chiusi centri sportivi, cinema, teatri, musei, sale giochi e sale scommesse, e la frequentazione di bar e ristoranti è consentita fino alle 22:00.

Con il DPCM del 3 novembre 2020, rettificato con i DPCM del 3 dicembre 2020 e del 14 gennaio 2021, le Regioni italiane vengono raggruppate in tre tipi di scenari epidemiologici diversi. Viene istituito in tutta la nazione un coprifuoco dalle 22.00 alle 5.00, si ordina la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana e il ricorso alla didattica a distanza per le scuole superiori. Per le regioni in “zona arancione” vengono tuttavia estesi il divieto di spostamento al di fuori del Comune di residenza e la chiusura dei servizi di ristorazione, mentre per le regioni in “zona rossa” vale il divieto di spostamento anche all’interno del proprio Comune, la chiusura di negozi e mercati e il ricorso alla didattica a distanza a partire dalla seconda media.

Con un decreto-legge del 2 dicembre si impongono inoltre restrizioni agli spostamenti fra Regioni nel periodo delle festività natalizie, in particolare a partire dal 21 dicembre 2020 e fino al 6 gennaio 2021; a queste restrizioni si aggiungono quelle del decreto-legge del 18 dicembre, che fra il 24 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021 prevede il passaggio dell’intero territorio nazionale in zona rossa nei giorni festivi e prefestivi, e in zona arancione nelle giornate feriali. Le stesse misure vengono prorogate con il decreto-legge del 5 gennaio 2021, che stavolta prevede una zona gialla nazionale nei giorni feriali e una zona arancione nei giorni prefestivi e festivi, fino al 15 gennaio. A partire dall’11 gennaio riprende la didattica in presenza nelle scuole superiori al 50-75% (tranne nelle zone rosse). Il divieto di spostamento fra Regioni viene prorogato con ulteriori decreti-legge fino al 25 aprile 2021. Il decreto n. 2 del 14 gennaio 2021 istituisce una “zona bianca” per le aree a basso rischio di contagio. Con il DPCM del 14 gennaio 2021 si dispone la riapertura dei musei nei giorni feriali in zona bianca e gialla e il divieto di asporto per i bar dopo le ore 18.00, mentre con il DPCM del 2 marzo 2021 si dispone la chiusura di scuole, parrucchieri ed estetisti nelle zone rosse, e in zona bianca e gialla la riapertura dei musei anche nel fine settimana, e di cinema e teatri a partire dal 27 marzo 2021.

 

Marzo – Giugno 2021

In seguito alla risalita della curva dei contagi, con il decreto-legge n. 30 viene abrogata la zona gialla a partire dal 15 marzo 2021, e viene istituita una zona rossa nazionale durante le festività pasquali (dal 3 al 5 aprile).

Con il decreto-legge n. 52 del 22 aprile 2021 vengono ripristinate le zone gialle e viene prorogato lo stato di emergenza fino al 31 luglio 2021. Viene inoltre stilato un calendario di graduali riaperture per le zone gialle e viene istituita la certificazione verde COVID-19 per le persone vaccinate anti-SARS-CoV-2, guarite da COVID-19 o che hanno effettuato un esame antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus SARS-CoV-2. Il decreto-legge n. 65 del 18 maggio 2021 aggiorna il calendario delle aperture e istituisce una certificazione verde anche per coloro che hanno ricevuto una sola dose di vaccino, prevedendo inoltre un graduale restringimento del coprifuoco fino alla sua abolizione il 21 giugno 2021. A partire dal 28 giugno decade l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto.

 

Luglio 2021 – Marzo 2022

Con il decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021 viene prorogato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2021 e vengono estesi i contesti in cui, a partire dal 6 agosto, è obbligatoria la certificazione verde COVID-19; cambiano inoltre i parametri per la differenziazione delle Regioni in scenari epidemiologici, stavolta sulla base del tasso di occupazione delle terapie intensive e delle aree mediche.

Con il decreto-legge n. 111 del 6 agosto 2021 viene esteso l’obbligo di certificazione verde, a partire dal 1º settembre, anche al personale scolastico e universitario e agli studenti universitari, e le attività scolastiche devono svolgersi prioritariamente in presenza. Sempre dal 1º settembre la certificazione verde diventa obbligatoria per utilizzare mezzi di trasporto di medio-lunga percorrenza. La capienza di teatri, cinema e sale da concerto torna al 100% con il decreto-legge n. 111 dell’8 ottobre 2021, mentre riaprono discoteche e sale da ballo.

Il decreto-legge n. 172 del 26 novembre 2021 amplia il ciclo vaccinale ad una dose di richiamo, obbligatoria (cinque mesi dopo l’ultima vaccinazione) per personale sanitario, scolastico, forze dell’ordine ed altre categorie di lavoratori. Lo stesso decreto estende l’obbligo di certificazione verde a settori come alberghi e mezzi di trasporto pubblico locale. Le restrizioni per le zone gialle e arancioni vengono inoltre applicate soltanto per i non vaccinati. Per il periodo fra il 6 dicembre 2021 e il 15 gennaio 2022, infine, diventa necessario il certificato verde esclusivamente attestante l’avvenuta vaccinazione o guarigione per accedere ad attività quali spettacoli, eventi sportivi, ristoranti al chiuso e discoteche.

Con i decreti-legge n. 221 del 24 dicembre e n. 229 del 30 dicembre 2021 l’uso della certificazione verde rafforzata viene esteso a diverse altre attività (quali bar, palestre, musei, ristorazione, feste conseguenti a cerimonie, ecc.); diventa obbligatorio l’uso delle mascherine all’aperto (anche in zona bianca), mentre l’uso delle mascherine FFP2 diventa obbligatorio per molte attività al chiuso; lo stato di emergenza viene prorogato fino al 31 marzo 2022, mentre vengono ridotti i tempi della quarantena precauzionale.

Con il decreto-legge n. 1 del 7 gennaio 2022 viene introdotto l’obbligo di vaccinazione, fino al 15 giugno, per le persone di età pari o superiore a 50 anni; l’inadempimento comporta una sanzione di 100 euro, effettuata dal Ministero della salute per il tramite dell’Agenzia delle entrate-Riscossione. Lo stesso decreto estende l’uso del certificato verde ad altre attività, come servizi alla persona, pubblici uffici e attività commerciali. A partire dall’11 febbraio decade invece l’obbligo di mascherina all’aperto e si dispone la riapertura delle sale da ballo (rimaste chiuse dal 25 dicembre 2021).

 

Aprile 2022 – Agosto 2023

A partire dal 1º aprile 2022 cessa lo stato d’emergenza, proclamato per la prima volta il 31 gennaio 2020. Il decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, regola l’uscita graduale dall’emergenza sanitaria. La legge non prevede più la quarantena per i contatti stretti di positivi, mentre decade l’obbligo di certificazione verde per accedere a negozi, uffici pubblici, mezzi di trasporto, musei, biblioteche e alberghi. La certificazione “base” rimane obbligatoria fino al 30 aprile per accedere ai luoghi di lavoro. Restano in vigore fino al 30 aprile tutte le altre norme sull’uso delle certificazioni verdi e delle mascherine. Inoltre, fino al 31 dicembre resta obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari, gli insegnanti e le forze dell’ordine; fino al 15 giugno per gli over 50. La possibilità di ricorrere al lavoro agile nel settore privato viene invece prorogata al 30 giugno.

Sempre a partire dal 1º aprile, non viene più applicata la classificazione delle regioni italiane in diversi scenari di rischio, comunemente noti come “zona bianca”, “gialla”, “arancione” e “rossa”; decade il distanziamento sociale, con il ritorno alla capienza piena in tutti i luoghi al chiuso e all’aperto.

A partire dal 1º maggio 2022 decade l’obbligo di indossare le mascherine, fatta eccezione per mezzi di trasporto, teatri, cinema, eventi sportivi al chiuso e strutture sanitarie, dove resta l’obbligo di mascherina FFP2 fino al 15 giugno, e l’obbligo di mascherina anche chirurgica nelle scuole fino alla fine dell’anno scolastico. L’obbligo decade anche per i lavoratori del settore pubblico, mentre nel settore privato esso viene regolato dai singoli protocolli fra sindacati e aziende fino al 15 giugno 2022. A partire dal 16 giugno, e fino al 30 settembre, l’obbligo di mascherina resta in vigore soltanto per i mezzi di trasporto e per le strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali; ad eccezione di questa norma, e dell’obbligo di vaccinazione per medici, insegnanti e forze dell’ordine (fino al 31 dicembre), tutte le altre misure restrittive contro il contagio risultano ormai decadute.

Dal 1º ottobre decade l’obbligo di indossare le mascherine anche sui mezzi di trasporto mentre nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziale, incluse le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistite (Rsa), gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, viene prorogato l’obbligo di mascherina fino al 31 ottobre e, successivamente, fino al 31 dicembre 2022. Tale obbligo è stato poi ulteriormente prorogato fino al 30 aprile 2023.

Dal 1º maggio 2023 decade l’obbligo generalizzato di indossare la mascherina anche per le strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, restando solamente in vigore fino al 31 dicembre 2023 nei reparti con pazienti fragili e nei reparti di cure intensive: ospedali (limitatamente ai reparti di malattie infettive, terapie intensive e pronto soccorso), ed RSA.

Il 5 maggio 2023 l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine della pandemia a livello globale.

Dal 7 agosto 2023 decade l’obbligo di isolamento dei soggetti positivi al Covid-19.

 

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Fonte: Ministero della Salute